L’origine dello sciamanesimo

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L’origine dello sciamanesimo

Pubblicato il: 10-09-2022

In tanguso, gruppo di lingue della famiglia altaica diffuse nella parte orientale della Siberia, “saman” indica “l'uomo che si agita forsennatamente”, termine dal quale deriva la parola “sciamano”. Lo sciamanesimo trova le sue radici nella cultura preistorica e grazie ai reperti archeologici rinvenuti, viene collocato nel periodo del Paleolitico superiore, lungo un arco cronologico compreso indicativamente tra 40.000 e 10.000 anni da oggi. Attraverso l'uso di sostanze psicoattive, del tamburo, di danze, di canti e silenzi, lo sciamano entra in uno stato di astrazione dalla realtà che lo circonda, affine a quello ipnotico, dove il proprio vissuto è proiettato in una lucida percezione del fantastico, al cui “risveglio” è piegato ai peculiari bisogni della propria cultura. La sua funzione sociale di sacerdote, intermediario fra un mondo magico e mistico popolato da spiriti e divinità e l'uomo, non dimentica quella di “guaritore”, in una visione nella quale ciascuna “malattia” è attribuita all'azione disarmonica di uno spirito, da espellere necessariamente con l'uso di forza ed astuzia. Anche il sogno è uno dei fondamentali aspetti attraverso il quale si elabora la cultura sciamanica, in cui il prodotto di un'interpretazione soggettiva pone le basi per la costruzione di una figura mitica e leggendaria in contatto diretto con i propri antenati, forte e debole, cattiva e buona, nella costante ricerca di una dimensione simbolica in risposta ad una migliore percezione del tutto.