Il tamburo rituale negli incantamenti

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Il tamburo rituale negli incantamenti

Pubblicato il: 01-04-2023

Reykjavík è custode del manoscritto di origine islandese "Galdrastafir - Lbs 4375 8vo" della prima metà del XX secolo, a sua volta tratto da un'opera precedente del lontano 1676, in cui è contenuto il galdrastafur “Ganðreidarstafur”. Una sua attenta scomposizione evidenzia la presenza di tre quadrati concentrici, di differenti dimensioni, che indicano una forte valenza spirituale del lavoro magico rispetto a quella materiale, capace di propagare l’onda sonora dalla sorgente circolare posta al centro, il mondo di Miðgarðr dove lo stesso incantatore si trova verso i restanti otto. Questi sono rappresentati dai bracci che si irradiano verso l’esterno, sviluppandosi in altrettante espressioni, nell’intenzione di una vera e propria diffusione del suono su più livelli di percezione, di differenti frequenze. Il galdrastafur è a simbolo di una "cavalcata selvaggia" e propizia un rapido viaggio per raggiungere qualsiasi meta desiderata. Descrive in sé l’atto del suonare di un tamburo rituale, tanto da predisporre in corrispondenza dei quattro punti cardinali coppie di lacci utili a gestire il tiraggio della pelle dell’animale una volta montato sul proprio supporto circolare, ovvero il cerchio più grande che ne delinea il profilo esterno, con la chiara intenzione di modularne il timbro musicale, nell’unione della vibrazione dei corpi fisici, energetici ed animici.