Il sambuco nel marchigiano e nel mito nordico

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Il sambuco nel marchigiano e nel mito nordico

Pubblicato il: 21-01-2023

La tradizione marchigiana attribuisce al sambuco virtù e proprietà sovrannaturali che richiamano le dinamiche di una concreta conoscenza dell'arte magica. La saggezza del contado racconta che quando è piantato nei pressi in cui sono deposte le spoglie mortali di un omicida, ne è il custode del suo tormentato animo. Alcuni uomini sembrano possedere la “capacità” di individuare fonti d'acqua o filoni di metallo prezioso utilizzando bacchette di sambuco che vibrano nelle loro mani quando questi vi si avvicinano. La pianta è difatti lungo tutte le diverse credenze italiane associata all'oscurità, agli abissi del mondo del sottosuolo, alla morte e alla pratica della divinazione. Anche la realtà magica nordica ha avuto una forte influenza sulla tradizione e sul folclore europeo, compreso quello italiano, e viceversa, mettendo radici in un territorio capace di acquisirne rapidamente il valore ed egualmente le potenzialità, in un certo qual modo indirizzandone le abitudini e le idee, andando sempre più in profondità per poi rifiorire in inaspettata magnificenza. Si nota che ugualmente nella pratica stregonica territori così fisicamente distanti presentano comunque delle similitudini, a volte evidenti, altre volte accarezzate. La stanza 137. dello “Hávamál” racchiude, oltre che preziose informazioni riguardo il potere magico dell’elemento terra in grado di placare gli effetti di un’assunzione di birra trascendente il modo, la misura ed il necessario equilibrio, anche indicazioni sull'uso del sambuco nel seiðr, invocato per placare “l'alterco”.