Il blót e il popolo norreno

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Il blót e il popolo norreno

Pubblicato il: 30-09-2021

La nozione di blót, di sacrificio, è intesa in ottica di una pratica magica grazie alla quale il contatto con il divino viene realizzato al fine di un suo intervento propiziatorio nell’intento della mutazione degli eventi a favore della propria persona e della collettività. L’atto sacrificale esprime nel suo simbolismo l’offerta rivolta a quell’energia universale ed archetipica nella comunione tra le proprie e le altrui energie vitali, in un perenne e dinamico scambio di constatazione della supremazia divina. E’, nel blót, il punto di incontro tra il mondo spirituale dell’uomo, il proprio microcosmo, e l’universo naturale del creato, il macrocosmo. Ciò che l’uomo percepisce in sé è proiettato attraverso il simbolo nella natura che lo circonda, ascrivendo a questa leggi e funzioni, riconoscendogli quella forza superiore espressione del volere divino, alla quale offre la propria energia e dalla quale ottiene benefici. Questo rapporto simbolico tra microcosmo e macrocosmo rappresenta, in sintesi, la volontà dell’uomo di creare il simbolo stesso, cui attribuisce valori e significati essenziali per la propria sopravvivenza. L’uomo crea continuamente simboli per potere così esprimere quei concetti e quei contenuti interiori senza i quali gli stessi non sarebbero manifestati, tanto da risultare in talune circostanze misteriosi e complessi. Ugualmente, le antiche tradizioni pagane considerano lo scorrere del tempo in misura della natura, dove ogni evento è scandito da cicliche leggi, dall’archetipico moto solare e lunare, all’alternarsi delle stagioni. Il terminare di un ciclo, seguito dall’inizio di quello successivo, non è quindi da considerarsi una fine assoluta ma momentanea, in un’ottica cosmica di un continuum di nascita, morte e rinascita di ciascun essere vivente, di origine animale o vegetale, così simile a quello precedente, seppur così diverso.